mercoledì 3 ottobre 2007

RIGOLATO - VAL RESIA... AGAIN

Se Massimo Di Centa non avesse il figlio che milita nel Ravascletto, sicuramente tiferebbe Val Resia.
Battute a parte, dopo le belle parole da lui spese (e la conseguente pubblicità gratuita!) per il blog sulle pagine del Gazzettino, Massimo ha concesso uno spazio anche sul sito www.carnico.it
Potevo forse dire di no all’invito?
Ne è uscito un articolo che descrive sensazioni ed emozioni di una partita che ormai è già nelle pagine dei momenti più belli nella storia dell’AS Val Resia.
Che altro dire?
Ringrazio nuovamente e vi invito ad andare a leggere.
Qui sotto invece un ulteriore descrizione di una giornata indimenticabile.
Ma prima, come già detto, fate un salto su carnico.it e buona lettura!
Spero il pezzo vi piaccia.
E poi qui sotto c'è il suo "fratellino".
QUANDO E' TROPPO E' TROPPO...
Troppo simili a quelli del Barça i colori rossoblu del Val Resia, per tonalità cromatiche e significati extracalcistici, come il forte senso di appartenenza ad una comunità.
Troppo assurdo prendere due pali in cinque secondi e non segnare.
Troppo abituale essere castigati alla prima occasione.
Troppo punitivo terminare sotto di due gol dopo aver dominato il primo tempo.
Troppo (ma sì, al diavolo la grammatica…) sofferenza.
Troppo forte l’attaccamento a questa squadra per abbandonare quei 18 ragazzi che escono dal rettangolo verde.
Troppo brutto scoprire all’intervallo che l’Ampezzo vinceva 2-0.
Il Rigolato è già da un po’ sul prato che attende il rientro degli avversari e all’uscita degli spogliatoi scrosciano ancora gli applausi, proprio come all’inizio.
Troppo duro vedere entrare in rete un rigore dopo nemmeno 5 minuti dalla ripresa dei giochi?
Troppo surreale sicuramente cogliere l’ennesimo legno pochi attimi dopo aver subito il 3-0.
Troppo grintosi i giocatori in campo per farsi abbattere da questo esito beffardo.
Troppo incavolato Alessio Buttolo quando a tu per tu con Candido scarica tutta la sua rabbia addosso al pallone che sbatte sulla traversa ed entra.
Troppo infuocati gli occhi di chi raccoglie il pallone perché i difensori avversari ne possano sostenere lo sguardo.
Troppo orgogliosi i supporter sugli spalti per lasciare cantare i tifosi avversari, che quando vedono la carica dei rossoblu sul 3-1 provano a smorzarla intonando “Ri – go – la – to!”.
Troppo pochi 30 secondi perché il loro incitamento possa bastare a sortire gli effetti desiderati. Quasi fosse una sfida canora, subito il coro “Val Resia” sovrasta le voci dei sostenitori locali.
Troppo spesso siamo stati noi la vittima di deviazioni maligne, almeno ogni tanto la fortuna decide di baciarci e proprio con uno di questi tocchi “sporchi” il distacco si riduce ulteriormente.
Troppo profetico il 3-2, lì tutti cominciano a convincersi che l’impensabile sta per compiersi.
Troppo nervosismo per rimanere seduti: più di qualcuno comincia a sollevarsi dai seggiolini.
Troppo galvanizzante vedere entrare il 3-3.
Troppo emozionante.
Troppo nocivo per cuore, coronarie, sanità mentale, fegato (tanto il rientro era in bus) un incontro del genere.
Troppo commovente.
Troppo alto il livello di adrenalina per rimanere freddi e distaccati. Fogli e penna volano in aria,
le braccia dei tifosi si levano al cielo, così come si librano dal suolo i giocatori e cominciano a scalare le recinzioni per trovarsi faccia a faccia con quei “pazzi” che dall’altro lato fanno altrettanto per gridarsi faccia a faccia tutta la propria incontenibile gioia.
Tropo folle accorgersi un quarto d’ora dopo il triplice fischio finale che ti sta uscendo sangue da una mano perché ti sei tagliato arrampicandoti sulle reti per trovarti a due metri da terra per gioire con la squadra.
Troppo bello sentirsi dare dei pazzi per quell’esultanza scellerata ed essere spediti immediatamente a darsi una prima sistemata.
Troppo esilarante vedere Zanier che “stritola” Pascutti junior (papà resiano e mamma di Rigolato) e gli chiede “Tifavi Resia vero? Me lo confermi?”
Troppo infantile (e dunque straordinario) il ritorno intonando a squarciagola i canti della propria squadra, intervallati dai classici “saluti” agli amici pontebbani.
Troppo un peccato essermi perso la tappa finale nel parcheggio di Tesa, con la gente che per un’ora si è ascoltata “Robin Hood e Little John corron come frecce, urca urca tirulero oggi splende il sol” ed il crescendo sulla strofa successiva “SON FELICI DEL SUCCESSO DELLE LORO GESTA” e Alessio che ha acceso il furgone di Marino facendo alzare il pianale.
Esito conclusivo?
Tutto il materiale caricato è finito rovesciato in strada.
Solitamente il troppo stroppia, ma non oggi.
Troppo bello un giorno poter raccontare ai propri figli e nipoti queste emozioni e concludere con un “Domenica 30 settembre 2007… Io c’ero!”

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Forse la mamma di Resia ed il papà di Rigolato? GRANDISSIMO MALESK!!!!!!!!!!!!! La rosea è tua ormai!!!!!!!

Anonimo ha detto...

letto ... da brivido

Anonimo ha detto...

...malesky a malesk!!!!!!!!!

Unknown ha detto...

Altre cento di queste partite! E in bocca al lupo per le prossime 3...

Unknown ha detto...

Dimenticavo: complimenti a Malesk per come riesce a rendere vive le emozioni della squadra. Gli invidio da morire le qualità di cronista da collega di blog...

Anonimo ha detto...

......PROPONGO MALESK PRESIDENTE!!!!!!!!!!!!....te lo meriti!

Anonimo ha detto...

ma siete matti ...con malesk presidente ci ritroviamo a bere moyti o kay qualcosa negli spogliatoi ..invece del te!

Anonimo ha detto...

...... TROPPO.... GRANDE MALESK. Ho rivissuto tutte le sensazioni. Mi ripeto: SEI UN GRANDE!

Anonimo ha detto...

DIMENTICAVO: chi è in giro stasera 5 ottobre, cerchi GIANGI. HA IL COMPLEANNO

Malesk ha detto...

Siccome per motivi di spazio l'articolo non è più visualizzabile su carnico.it lo riporto di seguito per chi non avesse avuto modo di leggerlo:

Resia – Pesariis. 56 chilometri le separano.
Sono comunque meno dei tifosi degli aquilotti saliti per assistere a Rigolato – Val Resia, un incontro che potrebbe risultare determinante per gli esiti del campionato.
C’è chi è arrivato in autobus assieme a buona parte della squadra, chi ha preferito prendersela un po’ più comoda e ha optato per l’auto.
Ci sono genitori, parenti, fidanzate, amici, perfino un cane-mascotte.
In una parola sola: tifosi.
Cosa può fare un tifoso?
Cosa può fare un tifoso per la propria squadra, quando questa rientra negli spogliatoi sotto 2-0 dopo un primo tempo sostanzialmente dominato?
Un tifoso può battere le mani, come ha fatto nel momento in cui la sua squadra è entrata in campo per il fischio d’inizio.
Ma non è uno di quegli applausi tristi e malinconici, da “Grazie ragazzi, è stato bello ma ora è tutto finito”.
No, serve per infondere coraggio, per trasmettere quella forza che serve per continuare a lottare.
E allora viene ripetuto ancora una volta al momento del nuovo ingresso in campo per il secondo tempo.
Quando entra il 3-0 l’incitamento finisce?
No, qualcuno ha ancora l’orgoglio di gridare “Forza ragazzi, non è finita.”.
E tutti quanti gli danno ascolto, in campo e fuori.
Avanti allora, bisogna buttarsi in avanti.
L’incrocio colto da Bortolotti non è l’ennesimo gesto di scherno del destino ma la speranza che si riaccende, la convinzione che segnando subito è possibile provare a riaprire il match.
E così accade, Alessio Buttolo scatta come una freccia sul filo del fuorigioco e con rabbiosa determinazione scarica un poderoso tiro che trafigge Candido.
Si alza alto il coro “Non molliamo mai”.
Più di un tifoso scende alcune rampe di gradinate per far sentire più forte il proprio incitamento.
Molti si portano fino alla balaustra, si avvicinano sempre di più.
Proprio come fa la squadra nel punteggio.
Daniele Coss ha preso due pali in apertura ma poi ha steso in area Gino Candido, provocando il rigore del 3-0.
E allora non ci sta, va a cercare la botta da fuori per riscattarsi.
La traiettoria del tiro incrocia la testa di Alessio Buttolo e ne esce un tocco determinante per mettere fuori causa il ragno Candido.
Le tribune diventano una bolgia dantesca, il frastuono è assordante.
Micelli pressa come un forsennato, Toppano gestisce un’infinità di palloni, Alessio Buttolo corre come una scheggia impazzita, il centrocampo quasi non esiste più perché tutti si spingono in avanti ed allora ci pensa la difesa a sbarrare ogni via verso la porta.
3-2 e manca ancora un sacco di tempo che però, imperterrito, continua a scorrere.
Si arriva al novantesimo.
L’accompagnatore del Rigolato alza il cartello per i cambi e indica il recupero: 5 minuti.
Ancora 5 minuti per sperare, ancora 300 secondi per tentare l’impresa.
Manca un solo giro di orologio alla conclusione quando Mauro Bortolotti dal limite conclude verso la porta.
Ci si mette di mezzo la gambona di un difensore. No, non è possibile.
La palla rallenta e il portiere si contorce nel tentativo di afferrarla, sembra quasi di vivere una scena allla Matrix…
E poi… E poi… “Chettelodicoafare?” diceva Al Pacino a Johnny Depp in “Donnie Brasco” e lo faceva proprio così, pronunciandolo tutto attaccato.
Il boato avrà fatto tremare persino le finestre delle case di San Giorgio, Prato, Gniva, Stolvizza e tutti gli altri paesi della valle.
La giustizia poetica del calcio stavolta dà ragione al Val Resia, ergendo a protagonista un ragazzo che a inizio stagione con il pallone voleva lasciar stare definitivamente.
E poi… E poi… E poi arriva il “wild bunch” – quel mucchio selvaggio che corre di volata verso il proprio pubblico, giunto in massa a Pesariis.
E lo va a cercare quel pubblico.
I suoi canti hanno toccato i loro animi e i loro cuori e adesso vogliono ricambiare con un contatto fisico.
E allora, quasi avessero ai piedi i calzari alati del dio Apollo salgono, salgono su, arrampicandosi sopra le recinzioni, ritrovandosi faccia a faccia con i supporter a scambiarsi le proprie esultanze.
Poco dopo il tempo scade.
E’ finita, è finita.
Anzi no!
Tutti si affollano sopra l’ingresso degli spogliatoi.
“Non molliamo mai” canta il popolo resiano.
Il bomber Buttolo si siede con le braccia al cielo e sembra quasi accompagnare i cori dei tifosi come un novello direttore d’orchestra, Toppano, da gran signore qual’è, esce ricambiando gli applausi dei tifosi, maglie volano in tribuna, vengono lanciati baci alle compagne e alle proprie divise, pugni si alzano al cielo, gesti di ringraziamento reciproco vengono indirizzati dal campo alle tribune e viceversa, forse scende anche qualche lacrima di commozione.
Non è stato conquistato nulla, non uno scudetto o una promozione, neppure la salvezza eppure è stato conquistato qualcosa di molto più grande: un ricordo che rimarrà per sempre.
Troppo bello un giorno poter raccontare ai propri figli e nipoti queste emozioni e concludere con un “Domenica 30 settembre 2007… Io c’ero!”

Anonimo ha detto...

Un articolo che letto da me x la prima volta mi fa venire i brivide e la pelle d'oca. Dalla lontana Lombardia vi ho conosciuto grazie a un link su un altro blog,un saluto e speriamo che la squadra si salvi.Un CIAO a tutti i resiani. ALE

Anonimo ha detto...

Ciao Ale...
continua a seguirci ..e vedrai che ti verrà voglia di conoscere resia ed i suoi ragazzi ...c'è un ambiente che è fantastico . forse unico ...vieni a trovarci e potrai veder con i tuoi occhi