lunedì 31 dicembre 2007

IT'S OVER (2007)...


... sono 2 stagioni che il campionato termina con la scena qui sopra (copyright, al solito, del buon Ranieri. A proposito, faccio un po' di pubblicità alla sua nuova "creatura", che trovate su Internet all'indirizzo http://ranierifurlan.blogspot.com).
E quindi direi che non c'è modo migliore di concludere anche questo 2007 così.
Visto però che già un botto di anni fa i Casino Royale dicevano che "Ogni stop è solo un altro start" ne approfitto per augurare a tutti anche un favoloso 2008.

lunedì 24 dicembre 2007

A NATALE SIAMO TUTTI PIU' BUONI...


Lasciato alle spalle il brindsi di auguri e la presentazione del nuovo mister, proviamo a farci contagiare dallo spirito dell'imminente Natale.
E' tanto tempo che non promuoviamo qualche iniziativa benefica ed umanitaria, perciò, con spirito ipocrita al massimo ci accingiamo a riproporre il tutto sotto le festività natalizie, che fa molto paladini della giustizia e del politicamente corretto.
Chi sarà il beneficiario questa volta?
Vai con la nuova puntata delle nostre opere di rednzione...
Il caso di oggi è il seguente.
Il Pidi anche verrebbe ad allenamenti e partite, purtroppo Thomas è un burlone e gli tira degli scherzoni non sempre divertenti.
Quante volte lo ha lasciato in attesa sotto la pioggia, senza mai passare a raccoglierlo in auto.
Poi va da sé che con il più frequentare Resia anche il buon Cristian è venuto a sapere delle notevoli prestazioni in auto del suo amico di Venzone e ha cominciato ad essere un po’ meno fiducioso nelle sue abilità di test driver.
E così la sua presenza ad allenamenti e partite ha cominciato a diradarsi via via.
Lui ci ha provato ad organizzarsi con i bus (diavolo, in società tra mister, presidente e direttore sportivo abbiamo ben 3 stipendiati Saf) ma ogni tanto si dimenticava di scendere per effettuare il cambio bus, ogni tanto si abbioccava, ogni tanto si perdeva a fissare fuori dal finestrino e – sfiga delle sfighe – quando se ne rendeva conto ormai era giunto al capolinea.
Strano che questo puntualmente coincidesse con Tarvisio, località dove dimora la sua donzella.
Memorabile uno scambio di battute tra lui e Giovannino.
- Pidi, cosa ci facevi 2 ora fa a Tarvisio?
- Non ero mica su.
- Ah no, e cosa ci faceva allora un borsone del Val Resia all’altezza del distributore? Andava a spasso da solo?
- Allora mi hai visto veramente!
Ancor più memorabile se si pensa che Gio ha bluffato clamorosamente, dato che quel giorno si trovava al lavoro.
Poi però te lo ritrovavi in tutti i posti più improbabili, vedi Cineplex, Maialetto e via andare.
Ha provato a sacrificarsi facendo Bordano – Rop in scooter, ma questo inficiava notevolmente il suo sistema immunitario e finiva con l’influenza.
Ecco una testimonianza in cui abbiamo effettuato la ricostruzione di uno scambio di sms fra lui e Thomas.
Sms Pidi – ora di invio approssimativa le 10:00 del mattino: riesci a passare a prendermi?
Sms Thomas – ora di invio approssimativa le 11:30 del mattino: sono già a Stolvizza per la transumanza che pranzo quassù. Non combino.
Sms Pidi – ora di invio approssimativa le 13:00: Ok, non importa. Tanto dovevo dirti che non posso venire, ho la febbre.
What?!? Cioè in un’oretta si è ammalato? C’era lo sciopero degli anticorpi?
NB Notare soprattutto la tempestività delle risposte. Probabilmente i due usano i telefonini come suppellettili o oggetti di decoro della casa.
Quando poi schivava gli attacchi virali, finiva anche peggio.
Mentre si recava da casa a Resia eccedeva con la modalità a "manetta" ed in apertura di articolo potete vedere come (anzi, dove) è finito con il suo bolide: sui rami di un albero che costeggia il Rio Gelato!
Per ovviare al tutto si è dunque pensato di ricorrere alla solita colletta.
Cicci, aprite i vostri portamonete. Sì, proprio quelli foderati di bucce di cipolla, per lacrimare copiosamente quando dovete mettere mano al ca$h.
E’ giunto nuovamente il momento in cui contribuire per un’opera pia.
Oh, sì.
Cosa vi cresce su quel cuore di pietra, il muschio?
Fuori la grana.
Non abbiamo mica parlato di una limousine blindata con jacuzzi, frigo bar e danzatrici del ventre come arredo.
La nostra idea era focalizzata maggiormente su un calesse
Se non si combina a raggiungere il quorum, cioè il cash, necessario per acquistare il cavallo ci affidiamo al buon cuore di qualcuno che possa fornire un asinello da traino.
E come cocchiere Ambrogio della pubblicità dei ferrero rocher, quello che non ha mai ceduto alle ambigue richieste della contessa quando gli chiedeva “qualcosa di buono”, dando adito a più di qualche sospetto.
Noi però mettiamo il mezzo ma non l’assicurazione.
Se le cose stanno come sembrano per il Pidi ci saranno un sacco di volatili per diabetici.
E pace in terra agli uomini di buona volontà.
Per chiudere...
...non so cosa avete chiesto che Babbo Natale vi porti sotto l'albero, io nel mio piccolo gli ho detto di recapitarmi una come si deve sotto le coperte.
In ogni caso BUON NATALE A TUTTI!

martedì 11 dicembre 2007

TROPPISSIMA ROBA...

…come disse il poliziotto che arrestò Pablo Escobar quando quest’ultimo, colto in flagrante mentre sguazzava a rana in un container di coca, cercò di fare passare il tutto sbottando "E' una dose minima, per uso personale".
06/12/2007, un sacco di carne al fuoco come dicevamo.
Citazione direttamente da Die Hard 3, quando il cattivo dice a Bruce Willis/John McClane: Simon ordina…
…fatemi gli auguri di buon compleanno!!!
E allora fateglieli a Cozzo, altrimenti quello per ripicca vi trancia con una scivolata killer.
Nello stesso giorno ma di un anno diverso, non in una grotta a Betlemme ma all’interno di una casupola della Saf, veniva al mondo anche il Pidi. Ihihiihihihihih… zzzzzzzzzzzzzzzzz……….
Ma il 6 dicembre è anche la fatidica data in cui un manipolo di temerari parte per la gita sociale, destinazione Praga.
Malesk is back on track, ma soprattutto at work.
Il blog si rianima.
Ready for the report?
Una buona fetta è già pronta e non appena chiudo la pratica vi ritroverete il tutto qua sotto.
Se nel frattempo qualcuno vuole inserire nei commenti i suoi ricordi o avventure, è il benvenuto.
Pronti per cimentarvi con il leviatano?
L'articolo più lungo della storia del blog è qui.
Armatevi di pazienza, un sacco di tempo ma soprattutto tenetevi pronti per fare quattro sane ghignate.
Tenetevi ben saldi alle sedie che vi ospitano davanti al pc, perchè leggerete di cose che voi umani non potete neanche immaginare.
Già alla partenza c’è qualche sorpresa.
A parte il branco di sciamannati che ha detto “Ma perché fare una levataccia verso le 3 del mattino quando posso farmi ospitare da Tato e poi prendere la corriera senza avere preso sonno dalla mattina prima ?”.
Letteralmente dei geniacci, il grande profeta Luigi Contenitore di gas sarebbe lieto di ospitarli nel suo oscuro antro per erudirli su come affinare la loro follia latente.
Manu si è visto spostare una laurea e dunque ripiega (alla grande facciaccia del ripiego! Direi che è un bell’accontentarsi) su Praga.
Il sottoscritto per un bel po’ aveva architettato di darla a bere a quasi tutti sulla sua assenza (riuscendoci) e poi veramente per poco (anche se non per cose di poco conto) risulta davvero assente.
I motori della corriera si stavano ancora scaldando quando si vede il primo litigio.
L’Elisa sale e saluta il consorte.
Elio, dopo una stagione in cui ha potuto far vedere il suo talento di trequartista solo a sprazzi, decide di salire prepotentemente alla ribalta delle cronache.
Al “Buongiorno amore” della sua dolce metà ribadisce con un “C’è un merlo… yeehhh… che vola… yeeehhh… forse voi non lo sapete… quel merlo non volerà mai…”.
Genio non so, sregolatezza tanta e in 20 secondi lei gli mette il broncio.
Cugnaggio tenta la carta a sorpresa per ricomporre la frattura ma il suo “Tanabastalo… Tanabastaloribastalosenzaritorno” non è il quarto asso che ti permette di fare poker ma più o meno un due di briscola.
E’ già tanot che la sua lei non getti sul tavolo il 2 di picche in tutta risposta.
Lui si mette a pisolare e rimarrà catatonico per tutta la durata del viaggio.
A Resiutta sale quel Pulcinella (le dimensioni del naso sono simili) del Taco.
It’s Maria De Filippi time!!!
Mauro quasi si mette a piangere come un ospite di “C’è posta per te” quando scopre che non è lì solo per un saluto veloce prima di andare a fare 6-14 in cartiera, bensì per aggregarsi al resto della combriccola.
Cusic, colto da raptus di immedesimazione in personaggio dei cartoni animati, piazza nel lettore il dvd dell’”Era glaciale”.
Probabilmente la vicinanza del suo gemello opossum Manu gli ha nuociuto gravemente alle sinapsi neurali.
Che cavolo, sono pur sempre le 4 del mattino e la gente penserebbe più a riposare un po’ che a guardare la tele…
L’abbiocco collettivo arriva poco dopo, quando Chiusaforte è ancora lontana e i più si ridestano quando il pullman ha già superato da un bel pezzo il confine austriaco.
Evitato dunque ogni coro all’altezza… sì, avete capito di che paese, quello che paga più per colpe di un terzetto scellerato che giocava qualche anno fa che del gruppo attuale.
Lungo il viaggio qualcuno rischia l’incolumità cercando di collezionare scatti compromettenti dell’allegra banda dormiente.
I flash sbrilluccicano nell’aria e l’incidente diplomatico non scoppia solo perché i sonnacchiosi non hanno forze a sufficienza per aprire le palpebre, figurarsi per far scatenare la viUUUlenza intrinseca e insita dentro loro per l’inopportuno e non richiesto scatto paparazzistico (che non è Ratzinger con una visione xenofoba del mondo. Anche se…).
Il ristoro è molto “al volo” con Save che si diletta nell’affettare salami e formaggio in corsa.
Il maitre consiglia l’abbinamento con una Fink brau da 0,5 litri, produzione Lidl.
Chilometro dopo chilometro la meta si avvicina.
Arrivo in hotel e piazzamento in suite di gran lusso, con attacchi di splendidismo con uno che dice “La mia tv ha più pollici della tua” e si sente ribadire “Sì ma noi abbiamo il bagno più spazioso”
Save, prima di salire, piazza il colpo magistrale e accatasta il contenuto di una cassetta di birra all’interno di una sacca da palestra.
Hai un futuro come contrabbandiere e anche come PR.
Chissà poi che stanza sarà diventata la suite imperiale?
Il passaparola che la stanza verrà adibita a bar ufficiale dell’AS Val Resia è veloce e, soprattutto, efficace.
Il richiamo turistico è notevole, quasi quanto la sete.
Nei momenti di massimo picco ci sono state anche 8 o 9 persone contemporaneamente (più una piromane, che pur di fumare in stanza nonostante il divieto per poco non incendia le tende).
Non tutti però partecipano.
Alcuni optano per la visita guidata del castello, chi per conseguir virtute e conoscenza, chi perché deve seguire coattamente l’anima gemella, magari nel tentativo di farsi perdonare qualcosa.
Prima incomprensione telefonica: squilla il telefono e pensando che si tratti di Smrt parte un “Pronto ?” che neppure la più scafata maitresse di linea erotica saprebbe produrre.
Piccolo problema: all’altro lato del filo non c’è il guardalinee ufficiale, bensì la Bionda che rimane tra l’allibito, lo sconcertato e lo scandalizzato.
Ops… sbaglietto.
Anche se va detto che in altre stanze succede ben di peggio.
Cusic è intento a sviluppare qualche nuova strabiliante teoria che cambierà la storia dell’umanità seduto sul pensatoio regale (ci siamo capiti, devo dire che questa parafrasi mi è uscita proprio raffinata) quando Gianluca interrompe nella “stanza” dicendo che deve assolutamente lavarsi le mani.
Il buon Frankie rimane basito ma incede nei suoi sforzi. Mentali, ovviamente.
Nel frattempo, poco prima di uscire, c’è la magata di uno che lasciamo anonimo (però vi dico che è biondo).
Non appena una ragazza (la sua) in compagnia di un’amica se ne esce con “Noi facciamo tutto quello che fate voi” lui si esibisce in una serie di sillogismi e deduzioni semifilosofiche capaci di mettere in fila Kant, Hegel, Platone, Pinco e Pallino e mandarli tutti a casa con le orecchie basse di fronte a cotanto buon utilizzo della ragione.
Cosa ha elucubrato e successivamente prodotto?
Questa frase: “Ah, sì? Allora io e il mio compagno di stanza (lasciamolo nell’anonimato… come dite? Sarei io? Ma dai…) andiamo a fare la doccia assieme e voi ci guardate. Però cominciate voi”.
Oh my god, un vero maestro all’opera !!!
Prima di cena e del ritrovo con i “castellani”, una piccola equipe si arrabatta velocemente e parte alla scoperta dei malfamati dintorni, per una serie di rapidi aperitivi.
Nel primo locale visitato si possono tappezzare i muri di scritte e, leggendo qua e là, si nota che il luogo è stato meta del pellegrinaggio post campionato anche dell’Edera.
Ogni anno c’è qualche incrocio voluto dal destino con qualche squadra che ha vinto il campionato.
2 anni fa all’Augustiner di Salisburgo incrocio con il Cedarchis (che ha abbandonato il luogo con largo anticipo rispetto alla nostra tabella di marcia), l’anno scorso in un autogrill austriaco sulla via del rientro altro meeting con i cedarchini (e comunque eravamo anche noi campioni in carica) e quest’anno ci siamo messi ad incidere graffiti rupestri sulle pareti dello stesso bar in cui erano passati i giocatori di Enemonzo.
E poi dicono che il Carnico è un campionato minore.
Ma se siamo in tutto il mondo…
E, visti i corsi e ricorsi passati, potrebbe voler dire che il prossimo anno…
No, va bene, mi fermo qui.
Non buttiamoci in pronostici così anticipati.
La guida (non quella turistica, quella degli automobilisti) è molto disinvolta qui a Praga.
Per 20 centimetri (fate voi la conversione prima in foot e poi tramutate il tutto in yarde) qualcuno non perde alluce, polluce, castore, papà castoro, la gang del bosco e via andare, causa sfioro di un guidatore impazzito che brucia un semaforo rosso a velocità alquanto considerevole.
Che si possa schiantare su un palo della luce.
Cena accettabile con Elio che non si è ancora ripigliato, fa strane boccacce e delira.
Ma bravo.
Nel corso del peregrinare notturno Alessio sfoggia le sue capacità di bussola umana.
Conosce solo Carlo Must e Stare mesto, per ovvie assonanze con la sua tanto cara stara minjestra.
La stanchezza del viaggio causa la scissione in gruppi frammentati, c’è chi rincasa prima per la nanna e chi tira tardi, nessuno comunque perde l’occasione di fare la prima conoscenza con Praga by night (non nel senso dei locali, malpensanti).
Ale giocando a biliardo sfiora millemila volte lo strappo del panno verde ed essendo poco ferrato sulle regole getta al vento un paio di partite sostanzialmente già vinte.
Continua con il calcio, ti riesce meglio.
La stanchezza comincia a farsi sentire, Cap e Mauro si assopiscono sul tavolo (almeno non tocca sempre a me questo ruolo. Però com’è che a loro le foto per incriminarli non sono state fatte?) e così, ad un orario più o meno decente, tutti rincasano.
Sulla via del rientro Ale ha il coraggio e soprattutto lo stomaco per mangiare due panini con carbonella (wurstel lasciati talmente a lungo sulla piastra da aver assunto un invitante color catrame) e rondelle di cipolla che ti scordi di avvicinarti a una ragazza se prima non hai fatto i gargarismi con un gallone di benzina.
Il taxista vorrebbe fare il Cicerone, ma la sua offerta non è propriamente quella di condurci a visitare luoghi d’arte.
Gentilmente si declina e, lungo la strada per l’hotel, l’autista sconterà la sua pena dovendo sorbirsi Ale che accanto a lui prova a fare conoscenza con una versione adattata alla Repubblica ceca dello stolvizzano.
Oime sabot.
Ultimo giro di drink prima del rientro in albergo, anche se Ale e Marino vanno a fare i conquistadores (di italiane!) in un disco pub.
Hai capito i furbacchioni…
A colazione non tutti sono presenti per l’uscita con la guida, ma questo era già stato messo in preventivo.
Il presidente, dopo aver rifilato lavate di capo a chiunque l’anno scorso per i ritardi (e l’appropriazione indebita di generi di prima necessità – cioè birra, vino e una forma di formaggio - destinati al paisà emigrato in Ungheria, Santuzzo) si fa beccare in flagranza di reato.
E’ lui che sfora i tempi di discesa per la colazione.
Ahi, ahi, ahi… e infatti i “turisti al seguito” non gliela fanno passare liscia.
Elio schifa un po’ il mondo con una colazione da crucco: uova, pancetta, panino al salame.
Mancavano giusto giusto la frittatona con cipolle, la Peroni ghiacciata da litro ed il rutto libero e poi a posto stavamo.
Ma nemmeno quando si reca in cantiere esordisce con una mangiata tanto pantagruelica.
Disgusto e ribrezzo (magari dovuti allo stomaco che ancora si diverte a fare i giri della morte per qualche sbibitozza in più della sera prima).
A proposito, qua se uno ordina birra arriva il boccale da mezzo, i 33 centilitri non vengono neppure presi in considerazione.
Probabilmente li servono ai lattanti in sostituzione del biberon.
Comunque…
Dopo il giro tra un po’ di monumenti e splendidi edifici storici, si sta avvicinando l’ora del pranzo e del ritrovo con i guerrieri della notte che hanno dilungato un po’ di più la loro permanenza tra le soffici coltri delle brande.
Si materializzano da un bar ed ora, in formazione all star, si va a magnare.
Pranzo c/o “U fleku”, la birreria più famosa della città.
La birra scura, marchio di fabbrica della casa, va giù che è un piacere.
L’orchestrina invece allieta tutti con canzoni tipiche della Repubblica Ceca.
Alcuni titoli riconosciuti dai melomani presenti?
Romagna mia, Azzurro, Que serà serà (whatever will be, will be), eccetera eccetera ma anche ecchecavolo.
Un po’ di rinuncia a lisciare il pelo ai turisti per qualche pezzo locale pareva brutto?
Comunque…
Voci maligne sussurrano che qualcuno abbia anche cercato di passargli gli spartiti di “Non mollare mai” e “Il sogno di un resiano”.
Usciti, ognuno prende la sua strada.
Il maltempo fa prolungare la sosta ber una birretta veloce a ben 2 ore dentro un locale zeppo di slot machines e umanità che sperpera lo stipendio tentando la fortuna.
Dopo la lunga permanenza si trova la forza di volontà per telare e cercare una bella mangiatoia dove zavorrare lo stomaco.
Il fiuto radar è attivo e, superando una zona adibita a set cinematografico (abbiamo visto delle grandi star cinesi. No, non Jackie Chan, i manovali che stavano smantellando il tutto appena sotto il ponte Carlo) troviamo un ristorante non male.
Smrt si pappa 8 etti di costolette di maiale, candidandosi a diventare il sostituto di Homer nella prossima serie dei Simpson.
A birra invece tutti potrebbero puntare a rimpiazzare Barney.
A livello di cibo non vanno tanto lontani nemmeno quelli che si sbranano un enorme stinco di porco.
Non che l’impresa possa bastare a redimerli e renderli degli stinchi di santo.
Appesantito ma con una leggerezza d’animo invidiabile, il manipolo di eroi si rialza da tavola e parte alla caccia di un nuovo locale da conoscere e in cui apporre il segno del proprio passaggio.
Risalita la scalinata che da Malà strana (la piccola città) porta direttamente sul ponte Carlo, individuata la statua di San _ _ _ sotto cui c’è il cane portafortuna da toccare, si opta per un passaggio veloce nel bar più vicino.
Proprio accanto al ponte c’è un posticino che dall’esterno pare niente male, con tanto di mangiafuoco che in precedenza si esibivano all’esterno.
Appena spalancata la porta arriva un cameriere impettito.
Fosse un film di Bud Spencer e Terence Hill verrebbe voglia di salutarlo con un “Ehi, elegantone…” ma è la realtà e magari più di qualcuno pensa “Apperò, che razza di accoglienza. Il servizio deve essere ottimo”.
E invece a Roma direbbero che l’addetto in questione ci rimbalza.
“Sorry, it’s a private party” ci fa e dunque accesso vietato.
Amen, ci si rimette in cammino vedendo se ci riesce di pescare il jolly.
Secondo locale, l’ingresso fa pietà ma Ale è già gasato perché pullula di calcetti.
Ci si addentra nella stanza più grande, decisamente affollata ma non stracolma.
Ci tocca il bis di “Private party” o forse “The bar is full”.
Il senso finale comunque è che non c’è posto.
Ma stica…
Non abbiamo mica facce da galera e ci sono anche delle pulzelle con noi, perché continuano a prenderci a pesci in faccia?
E’ una strana abitudine di questo paese, così come quella di servire patatine fritte e/o crocchette solo come contorno ai secondi e mai come semplice stuzzichino, cosa che a uno che si trastulla in mezzo ai secchi di birra non farebbe certo dispiacere.
Paese che vai usanze (o stranezze?) che trovi, anche se il dubbio che ci abbiano coglionati in quanto turisti comincia ad insinuarsi sottopelle.
Non sanno a che incasso favoloso hanno rinunciato, questi ingenui.
Stiamo iniziando tutti a stufarci, ma basta una rotazione di 180 gradi e… oh, toh… un baretto.
Andiamo, siamo stanchi di cercare e stavolta speriamo che dio ce la mandi buona (come recitava la maglietta che Alessio portava durante lo spareggio sotto quella ufficiale. Smrt integrerebbe con un “E vogliosa”. Sagge parole, figliolo).
L’interno è tendente alla penombra, la clientela e lo staff hanno qualcosa di losco, le sedie sono una diversa dall’altra, qualcuna anche semisfondata (ricordo di qualche rissa?), alle pareti si passa da quadri di buddha a quelli di visnu, con inframezzi di madonne e gesù che porta al pascolo le pecore, qualche vista della città, donne – per così dire – poco vestite, vecchietti e tutto quello che potete immaginare.
Nota a parte per il bagno, sporco come pochi.
La saponetta, che se sfiorata ti passava tutti i tipi di malattie conosciute e probabilmente anche qualcuna ancora da scoprire, era forata e fissata con un filo al muro.
Ma chi credevano l’avesse portata via?
Ma soprattutto…
…cosa puoi fare in un locale del genere se non sentirti a casa (non per le condizioni igieniche e il marasma dell’arredamento, comunque) e fermarti?
Più tardi si contattano via cell gli altri membri “distaccati”.
Ci pensano i novelli Livingstone e Stanley (il sottoscritto e Manu) ad offrirsi volontari per recuperare il gruppone.
Piccoli inconvenienti di percorso incontrati: partenza in direzione opposta a quella corretta e girovagare a vanvera per 10 minuti buoni (ma incontrando 2 graziose figliuole con corna da diavolette).
La tentazione di far spuntare un paio di corna supplementari, stavolta sulle fronti dei loro fidanzati, attrae i 2 ma poi, ligi al dovere, ripartono per portare a compimento l’impresa (anche se sarebbe meglio parlare di titanico sforzo, vista la mancanza di lucidità e senso dell’orientamento specialmente, che li contraddistingueva in quel frangente).
I due poi – in forma splendida più che mai – riescono poi nell’ulteriore capolavoro di non riuscire ad individuare più la bettola di partenza.
Sangue freddo e io me ne esco con un baldanzoso “Aspettate qua che adesso ci penso io”, rapido giro dell’isolato, ritorno con nonchalance e faccia di bronzo: “Manu, tutto sotto controllo… non ho la più pallida idea di dove diavolo siamo!”.
Più di qualcuno trattiene a stento il lancio di improperi e cubetti di porfido…
I due invece si giustificano dicendo: “Abbiamo chiamato Save dicendo di uscire dal locale e mettersi ad urlare, ma non lo ha fatto. Non siamo lontani, se ci avesse ascoltati saremmo già giunti a destinazione. E’ colpa sua.”
Certo, come no. E nel frattempo la marmotta incartava la cioccolata e si sentiva lo stridio delle unghie sugli specchi su cui le “guide” stavano tentando di arrampicarsi.
Sta di fatto che poi Save chiama e si professa 5 metri dietro ai segugi.
Proprio due bei bracchi da caccia. 2 braccobaldi semmai.
Dentro in bar, finalmente!
La baldoria è ben avviata e nascono svariati pezzi d’autore.
Marino conia, in riferimento ad un collega/concorrente di lavoro, la dicitura “Piccolo uomo, grande canaglia”.
Quando l’oste della losca bettola constata che l’incasso (record, ovviamente) è stato raggiunto, sbatte tutti fuori e non dimostra neppure un briciolo di pietà alle supplichevoli richieste per un ultimo giro.
Soli, al freddo e al buio, non ci resta che vagare come dei raminghi alla ricerca di un ospitale rifugio.
Magicamente appare il bar del “Divadlo” (o teatro dei passi perduti, come è anche conosciuto dai praghesi).
Che il riferimento fosse a quelli fatti a vuoto precedentemente da 2 storditi a caso?
Bisogna affidarsi all’orologio del quartiere ebraico per rimettere le cose a posto.
Questo infatti ha le lancette che girano in senso antiorario.
Un possibile strumento magico per recuperare il tempo perduto?
Chi lo sa, ma parrebbe di sì.
All’interno si sfiora l’ossimoro tra la nostra presenza e quella di svariati intellettuali che dialogano dei massimi sistemi o dell’ultimo spettacolo visto nel prospiciente teatro.
E’ anche vero che ci sono 2 attempati e non proprio belli a vedersi signori che si accompagnano a delle donzelle di facili costumi ed esose tariffe.
Vista la quantità di alcol presente nelle loro vene, c’è il dubbio quasi certo che i 2 andranno in bianco rimanendo al verde.
E bravi i vecchi marpioni.
Sulle note di “La notte è piccola per noi, troppo piccolina” si decide di tirare avanti e attendere l’apertura della metrò (ore 5) a zonzo.
Un gruppetto di instancabili punta così la discoteca che si eleva vicino al ponte Carlo.
Facendo la coda Cusic si imbatte in un triestino…
Ma si può?
All’interno si punta ai cocktail cercando l’effetto devastazione, ma ne sanno fare 4 in croce.
Situazione senoritas.
C’è una cinesina notevole e piuttosto discinta che balla vicino ad un ragazzetto svampito.
Impossibile che sia la sua ragazza e comunque il tipo è un pollo, perché nonostante lei si balli e dimeni come si deve, lui le rimane minimo minimo a mezzo metro.
Ahi, ahi, ahi… FESSACCHIOTTO!!!
Smrt si fa tentare dall’idea di smontarlo completamente, senza mettergli le mani addosso, bensì con un semplice affiancamento per sussurrargli nell’orecchio “How much?” (“Quanto l’hai pagata”, per capirci) e umiliarlo definitivamente.
Ormai si è fatto 30 (o meglio, le 5:40 del mattino), tanto vale fare 31 visto che la sala per le colazioni apre i battenti alle 6.
Un bar dalla clientela malfamata accoglie 4 viandanti che, incredibilmente, non sono neppure minimamente inebriati dalla moltitudine di consumazioni fatte.
Tra una birra e una becerovka, una becerovka e una birra, il tempo passa in allegria.
L’ingresso nella hall dell’albergo è di quelli trionfali, con “All’alba vincerò” in sottofondo.
Seduti ad un tavolo ci sono altri desperados, tutti con origine Solbica Beach.
Colazione easy e molto salutare: tè verde che fa molto monaco zen e paninazzo con salame che fa molto trucidone germanico, mancava solo il calzino bianco in bella evidenza sopra le birkenstock.
Concluse le libagioni e dopo 24 ore di scorribande, finalmente si gettano le stanche ossa su di un materasso.
Smrt rientra in stanza con Cusic, aggredisce un dormiente Gianluca e gli intima questo perentorio comando: “O canti con noi o ti pesto” ed i 3 si mettono ad intonare cori a squarciagola, in attesa del debutto ufficiale sabato 15 in quel di Venzone.
Poche ore dopo invece uno che non arriverà a compiere il suo prossimo compleanno a causa delle 8000 maledizioni ricevute furta la famiglia Signorelli di una serie completa di cristalli di Boemia.
Che il tuo fegato possa rifiutare la birra in eterno e, anche se non si tratta di specchi, che la refurtiva ti vada in mille pezzi procurandoti una caterva di anni di guai.
Ore 10:00 o 10:30 suppergiù (ma il fisico di qualcuno le percepiva più o meno come le 8:35, o 300 secondi di orologio dal momento in cui si era coricato).
Non chiamate al telefono chi ha fatto un super after di 24 ore e si è coricato da poco.
Nell’ipotesi migliore non vi risponde, ma se gli gira male potreste udire una voce cavernosa che risale le scoscese pareti di qualche canyon infernale e vi dice: “Buongiorno un cazzo!”.
Tubal (e non nel senso del servo dell'avaro Shylock nel "Mercante di Venezia" di Shakespeare), ma proprio di contrazione di un anglicizzato “Due palle”.
L’alzata dal letto, con sentiti ringraziamenti per il supporto alla ditta Midolini, avviene verso le 13.
Si recuperano gli ultimi assonnati (Cusic e Smrt), camminata verso la prima fermata del metrò e destinazione centro.
Alla stazione di discesa, dai finestrini del vagone, si nota una splendida ragazza (il livello di volgarità rischiava di diventare un po’ troppo altino se dicevo gran bella gnocca. Ops, ecco… Ci sono ricascato!) ed in stereofonia si sente un “Oh, mio dio” (più o meno) come eloquente commento alla bella presenza apportata dalla suddetta signorina.
Prima colazione quando le 14:30 sono superate già da un po’ con un hot dog.
Il problema è che un alimento del genere causa secchezza delle fauci ed incremento della sete e quindi ci si cimenta in una tenzone nuova e innovativa.
Esatto! La caccia al bar.
Lungo il cammino incontriamo uno che passeggia tranquillamente con la maschera di Fantomas.
Le cose sono due: o in 8 abbiamo avuto la medesima allucinazione (non impossibile, però alquanto difficile) o il tipo era fuori di melone.
Leggermente inquietati proseguiamo.
La scelta cade su uno jazz bar, dallo stile desueto ed impregnato di nicotina.
La classica vecchia stamberga che si confà alle nostre esigenze e tanto ci piace.
Solo che… già, già.
Tavoli riservati anche qui e non per il pranzo ma per l’ennesima festa privata.
Alle tre del pomeriggio?!?
Vabbè che è sabato, ma questi praghesi paiono un po’ troppo festaioli.
Si decide allora di tirare a casaccio.
Qualcuno confonde una libreria per un bar, ma giusto sul lato opposto della strada c’è la risposta ai nostri problemi.
Non appena varcata la soglia pare un luogo X, ma avuto accesso alla saletta e notato lo sfarzo qualcuno commenta con un “Qui ci pelano”.
La cameriera passa per le ordinazioni e sciorina una lunga serie di prodotti tipici che secondo lei dovremmo provare.
“Becerovka”
“Check, abbiamo già dato. Vuoi che al terzo giorno in quel di Praga non ci sia già stato l’assaggio di qualche bicchierino?”
“Assenzio con lo zucchero”
“8 birre, per favore. Grazie”
“Assenzio fiammato”
“What? Interessante. 8 birre, comunque. Grazie”
“Sicuri sicuri?”
“Claro que si. 8 birre cortesemente. Grandi, si capisce”
Lei se ne va mestamente ma ormai il dubbio lo ha insinuato.
E così, quasi timidamente (ma dove?) si sente: “Certo che siamo qua… Chissà quando avremo l’opportunità di riassaggiarlo. Ma sì, sbaliniamoci”.
L’entusiasmo è contagioso e i più decidono di competere anche in questa prova.
It’s assenzio time.
Sembra di stare in fonderia da Pittini, fiamme che si elevano da ogni parte e la cameriera che tratta i bicchieri come fossero gli alambicchi di un alchimista.
Già la preparazione ti inquieta e capisci che il prodotto ti tirerà una bella botta in testa dopo averlo ingurgitato lungo il gargarozzo.
L’elisir della fata verde, il miglior amico di tutti i poeti maledetti è qui.
E piano piano invece è a picconare i fegati di 5 fin troppo baldanzosi resiani.
Buon prodotto e notevole rituale per il servizio, nonchè di iniziazione.
Lungo la via si scopre che Manu è titolare di un locale nelle terre boeme.
“Chinese Restaurant” è una scritta emblematica ed esplicita, deve trattarsi di un locale assai lussuoso, non può essere di certo un banalissimo ristorante cinese.
O forse sì?
La sera prosegue con una cena dentro un palazzone di rappresentanza, una specie di filiale del comune di Praga stando alle parole della guida.
Esterno sfarzoso, interno decisamente deludente rispetto alla premessa.
Sta di fatto che quando il cameriere serve la Becerovka come aperitivo una signora di cui lasceremo anonima l’identità, dopo la degustazione commenta con un sagace “Questa cosa qua ti apre tutti i buchi”.
Noblesse oblige, ma più che altro oblio in procinto di tagliare il traguardo nelle menti di più di qualcuno.
A Vladi viene richiesto di autografare una cartolina destinata ad una nonnina su cui compaiono già le seguenti firme: Jessica, Anna (con accanto precisato LA MIA AMICA), Patty (MIA CUGINA) e lui cosa ti inventa?
Piazza il suo soprannome storico, cioè Smrt e accanto diligentemente specifica la traduzione: LA MORTE.
Yeah man, bomboclat!
Si conclude con un po’ di digestivi locali, gli stessi che erano stati offerti come aperitivo.
Un prodotto buono un po’ per tutte le occasioni, stagioni, ubriaconi e via di questo passo.
Giovanni poi ha intenti bellicosi e grida, da buon comandante della ciurma, “Adesso vi porto io in un bel locale. Avete presente le catacombe? Ecco, più o meno lo stile architettonico è quello.”
Ma dopo un tot di becerovke a fine pasto nulla può fare paura al gruppo di spavaldi resiani e dunque via, tutti al seguito.
L’atmosfera è nebbiosa, i sensi annebbiati, il ritorno si fa imminente.
A nanna più o meno presto (chi alle 2, chi alle 3 o poco più) perché la mattina dopo si riparte.
Tutti sono puntuali (a parte qualche ragazza che si dilunga con il trucco), ma la tempistica è sostanzialmente rispettata.
Sul bus tanto silenzio e facce provate dalle battaglie campali dei giorni precedenti.
La giornata è uggiosa e umida.
La visita a Cesky Khrumlov è utile per ammirare il paesello ma anche per l’acquisto dei souvenir.
Niente sfere che se le rovesci scende la neve o soprammobili che finiranno immancabilmente nel fondo di qualche cassetto al rientro, bensì qualche bella stampa, boccali, bottiglie di liquore, stecche di cicche e qualche birrozza locale.
E poi via, dritti (o quasi, nel senso che si è fatta qualche sosta e non che eravamo piegati dall’alcol) fino a casetta.
O, come nel caso di qualcuno, a vedere i gol della serie A in bar da Tato.
Game over, finalmente...