venerdì 28 maggio 2010

CIAO RAGAZZO


Un'altra notizia triste in questo 2010: se n'è andato Rudi De Infanti.
Ma noi vogliamo ricordarlo allegro, come nel "terzo tempo" della partita d'esordio del campionato di seconda del 2009 da cui provengono questi scatti.
Un pensiero ed un abbraccio al fratello Erik, alla famiglia e a tutti gli amici del Ravascletto Calcio.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Sicuramente lassù farai amicizia con il nostro Pudy, ciao Rudy, è stato un'onore aver giocato contro e sopratutto averti conosciuto!!

Anonimo ha detto...

...ciao rudy...

Anonimo ha detto...

bravi !!!!
rudy era cosi: simpatico, generoso, amico di tutti.
NON TI DIMENTICHEREMO.

un' amica

Malesk ha detto...

2 bei ricordi di Rudi scritti da MAssimo Di Centa che mi sembrava giusto riportare anche qui

Ci sono degli articoli che non vorrei mai scrivere. Forse perché si diventa vigliacchi o forse perché si vorrebbero dire diecimila parole, ma quelle giuste (ammesso che ci siano parole giuste di fronte ad un’ingiustizia tanto grande) ti restano incastrate tra il cuore e la tastiera del computer. E ti escono solo quelle che sanno tanto di retorica.

Ravascletto piange la scomparsa di un giovane, un giovane che a 24 anni ancora da compiere (lo avrebbe fatto a ferragosto) ha lasciato i suoi cari ed i suoi amici. Rudi De Infanti è rimasto vittima di un incidente sul lavoro, vicino alla sua casa ed al campo dove si allenava e giocava per la squadra del suo paese. Per questioni, diciamo così, “familiari”, conosco bene il Ravascletto ed in questi anni ho imparato a conoscere un po’ anche Rudi. Sarà banale e scontato ma quali altre parole si possono usare per descrivere Rudi, se non simpatico, allegro, solare, compagnone e un po’ “pazzo”. Ma di quella pazzia allegra, quella che serve quando ci si ritrova nei dopo partita o al termine degli allenamenti. A cosa serve descrivere Rudi come calciatore? Non c’è più un ragazzo, un bravo ragazzo a cui piaceva lavorare e fare sport. Non c’è più il suo bel sorriso, quella voglia di vivere, di stare in compagnia, quel suo modo ironico di dire le cose e di porsi nei confronti degli altri. Flash che si accendono nella memoria e allora mi viene in mente quel “ievila”, espressione buona per tutte le occasioni che non ho mai capito cosa significasse, oppure quando Di Centa diventava “Placenta” fino ad un classico del repertorio, quando Rudi, sollecitato da qualche compagno a passare il pallone, “Rudi, poila” , rispondeva serio “Sì, ta mudanda …”. Ecco, adesso Rudi non c’è più e toccherà ai suoi compagni dedicargli qualcosa di importante. La salvezza del Ravascletto? Certo, ma anche qualcosa di più: un pensiero tutti i giorni, perché Rudi se lo merita. Per quello che ha dato ma anche per quello che non ha potuto più dare. Ma mica per colpa sua … Ciao Rudi, quaggiù ti vogliamo tutti bene!

Malesk ha detto...

Ravascletto è sembrato troppo piccolo per “ospitare” un evento del genere. Eh sì che il paese dovrebbe essere abituato: le sue piste da sci d’inverno attirano migliaia di persone. Solo che si riesce a dislocarle in tanto più spazio e in tante più ore. Nel pomeriggio dell’ultimo saluto a Rudi, invece, era tutto concentrato nella piccola chiesetta di Santo Spirito e tutto in un paio d’ore. Quasi il tempo di una partita…

Una partita? Sì, una partita, perchè Rudi giocava e sono sicuro che non ce l’avrà con “Placenta” se ricorderà questo giorno come se stesse raccontando una partita: in fondo, ci sono tante similitudini. All’ingresso del paese il display luminoso predisposto dal Comune sembrava un tabellone elettronico: “Mandi Rudi”, c’era scritto e chi ha avuto l’idea di accenderlo con quella scritta ha dimostrato di avere il cervello grande almeno quanto il cuore! E poi lì, intorno alla chiesetta, praticamente tutto il Carnico e tantissimi maestri di sci (l’altra grande passione di Rudi). C’erano il Castello (che il “Rava”, avrebbe dovuto sfidare il giorno dopo), c’erano i cugini del Cercivento, il Paluzza, l’Ancora, una foltissima rappresentanza del Val Resia, la società forse più amica dei biancoverdi. C’erano tutti, insomma, credetemi. E poi c’era l’enorme macchia verde dei compagni di squadra di Rudi: tutti con la tuta, pronti a giocare una partita durissima, forse la più dura di tutta la storia della società. Mi verrebbe voglia di fare le pagelle… Che dici, Rudi, le faccio? Allora ti dico che i tuoi compagni hanno “giocato” così: Andrea Treu si è difeso bene: occhi rossi e sguardo nel vuoto, ma nel complesso “dignitoso”; Mauro Moro, che già di suo parla a voce bassa, parlava ancora più piano, per una sorta di timido rispetto; i fuori quota dello scorso anno, i classe ‘89, erano quelli più disperati: Ennio De Crignis, Sandro De Crignis ed Alessio Di Centa non riuscivano proprio a tenere le lacrime e la cosa non va mica tanto bene per i primi due: sono difensori e se non tengono gli “avversari”!… Forse sono ancora troppo giovani e non hanno capito che la vità sa essere spietata. Daniele Tomat sembrava sperduto: lui è uno dei nuovi ma forse da una simile tragedia avrà capito che magari lo spessore tecnico del Real è molto diverso, ma quello umano è notevole anche lassù in mezzo alle montagne…

[continua]

Malesk ha detto...

E poi la “vecchia” guardia: Massimo “Balutta” Del Fabbro era sovrastato: lui che a centrocampo non molla un metro, era vinto: spalle al muro nel piccolo cimitero e occhi (rossi, naturalmente) nel vuoto. Gabriele Polo abbassava spesso la testa forse per non mostrare segni di debolezza. Roberto “Bebe” Da Pozzo, un’altra persona: lui che davanti alla porta è freddo come pochi, davanti all’ultimo saluto al compagno si è sciolto proprio come ghiaccio! Franco De Crignis, il capitano, appariva imperturbabile: dentro, senz’altro, avrà avuto l’inferno, ma mica poteva farlo vedere!… Il capitano deve dare l’esempio. In qualsiasi circostanza. Sempre! E poi c’era Erik De Infanti. Un ragazzo straordinario. Devi essere fiero Rudi di averlo avuto come fratello: tutti si avvicinavano a lui per fargli coraggio ed invece era lui che faceva coraggio agli altri. Aveva una parola ed un sorriso per tutti. Un sorriso triste, magari, ma pur sempre un sorriso. E l’allenatore Fabrizio Morocutti? La faccia dura ed il cuore in tumulto. E il giorno prima ha spiegato perchè. E intorno al Ravascletto ex col cuore ancora in Val Calda (Ivan De Crignis, Sandro Belafatti, Federico Tacus, il mister storico Eddj Cicutti). Mancavano (pensa che combinazione!) i due portieri: Omar De Infanti era all’estero e non ha combinato un volo utile, mentre Paolo “Paki” Cicutti era via per lavoro. Io però dico che c’erano, che erano lì. Tra le oltre 4000 persone che sono salite a salutarti Rudi. Hai capito, Rudi? C’era più gente che ad uno spareggio… E sai cosa significa, questo, Rudi? Che di certo hai vissuto troppo poco, ma quel poco è bastato evidentemente a farti conoscere e tutti hanno capito che persona eri. Provate a chiedere ad ognuna delle oltre 4000 persone qualcosa di Rudi. Tutti hanno capito che persona eri, Rudi. Solo il destino non l’ha capito. Che bastardo il destino! Ciao Rudi, riposa in pace: il tuo ultimo posto è proprio di fronte al campo. I tuoi compagni lo sanno, fidati.
Ciao Rudi, un abbraccio.

Anonimo ha detto...

questa notte ho sognato rudi ...un sogno un pò confuso ma ricordo bene che alla mia domanda :- come stai Rudi ? ha risposto sorridendo :-benon . Poi gli ho chiesto come era lassù e lui sempre sorridendo è andato via .
Un sogno strano ma per quello che può valere l'ho visto felice .
Un abbarccio a tutta la famiglia